La Casa di accoglienza mamma e bambino: parola agli ospiti e agli educatori. Area Welfare e comunità 22 Ottobre 2020 “Passo a prenderti per la riunione, ok? A casa?” “Sì” “Ok. 10 minuti e ci sono, esci quando squillo” … “Dove sei? Sono qui fuori e non ti vedo…” “Impossibile! Sono qui, davanti alla porta verde!” “Verde?! Ma sei alla Casa… lo abbiamo fatto di nuovo…” Compito: rispondi alle domande sul quaderno: “How many rooms are there in your house?” “Mmmh… allora, se le conto tutte sono tipo 15. Giusto? Oppure la maestra intende la casa di prima, dove c’era anche il papà? Vabè, io scrivo 15…” “Vorrei fare una piccola donazione. Cosa può servire di specifico ad una comunità?” “Quello che comprerebbe per casa sua. Ma moltiplicato per 20” “Grazie, chiarissimo” Dopo 1h riceviamo 40, utilissimi, litri di latte e 40 confezioni di bagnoschiuma. Piccoli fraintendimenti, storie, dubbi quotidiani per chi lavora, vive, presta servizio in una Casa… Casa Piccolo Bartolomeo oggi, Casa Irene domani, sono strutture di accoglienza per donne e minori in difficoltà, che sempre più spesso hanno incontrato nel corso della loro vita esperienze di violenza domestica. Quando si parla di “struttura”, di “comunità” si tende a dimenticare che si tratta, in effetti, di “case”. Così come “casa” è il luogo da cui le mamme e i piccoli che incontriamo provengono: un’abitazione spesso poco sicura, dove si sono sperimentate paura, angoscia, silenzio forzato, urla. Ma anche dove si sono depositati i ricordi del primo sorriso del proprio bambino, dove è maturata la speranza, insieme al coraggio, di una vita diversa. L’ingresso alla Casa, da casa propria, è un momento di passaggio, uno strappo, un inizio. Lo è per le ospiti. Lo è per gli educatori. Lo è per i volontari. Tutti ci siamo interrogati sul significato della parola “CASA”. Pensieri che nascono dopo un periodo particolare, durante il quale abbiamo davvero vissuto a lungo le mura della casa d’accoglienza: l’emergenza sanitaria ci ha costretti a “restare a casa” per molto tempo, a convivere con le gioie e le fatiche di un ambiente condiviso, ad apprezzare o maledire le piccole cose che ci circondano mentre, in ogni caso, ce ne siamo presi cura. “Restare a casa è duro. La quarantena è lunga. Ma pensa…se capitava l’anno scorso io ero a casa mia. I bambini erano a casa nostra. Chiusi dentro con lui. Dio, grazie che è successo adesso!” “La Casa adesso è casa mia, il mio punto fermo, la mia forza per ricominciare la vita mia e dei miei figli. E’ un luogo stabile, protetto e sereno. Qui voglio superare le mie difficoltà, posso e voglio crescere i miei figli vicino a persone competenti, pronte ad aiutarci. Da sola non sarei mai riuscita a cambiare la nostra vita in meglio” “La Casa… La mia casa adesso è sicura. E’ silenzio e tranquillità per me e per il mio piccolo uomo. La voglio rendere sempre più accogliente per lui” “La Casa per me è esserci sempre per l’altro, un luogo dove sentirsi compresi ed amati” “Casa è accoglienza, amore, calore” “Per me la Casa è un posto sicuro per ricominciare. Ho trovato l’opportunità di riprendere gli obiettivi che mi ero proposta e ho l’aiuto per realizzarli. Voglio diventare una donna indipendente e una mamma orgogliosa, voglio far crescere i miei figli in modo sano e trasformarli in persone felici e buone. Questo è il posto giusto per farlo”. “La casa è tutto. E’ dove puoi vivere. Senza, sei sulla strada. Ma la Casa è bella perché c’è la mamma e perché c’è mia sorella”. “La Casa ha le porte e le finestre, e noi mettiamo su le mani sul vetro e si sporcano. Se le apri, chiacchieri con gli amici che abitano di là della strada. Non bisogna uscire se non lo chiedi ai grandi. Se lo dici, puoi andare in cortile. Non sei mai da solo qui.” “La mia mamma lavora in una Casa. E’ come la nostra, ma è grande e ci sono tanti bambini e tante mamme anche lì. Di lavoro lei accende i termosifoni, chiacchiera con le sue amiche in ufficio, sceglie i libri da leggere ai piccoli e guarda i cartoni animati e i film con le altre mamme. E mangia delle cose che qui da noi non cucina mai.” “A casa mia, sento solo l’odore di candele alla vaniglia. Ma quando entro alla Casa, c’è tutto: muffin in forno, foufou sul fuoco, crema fissan, borotalco… Sì, non sempre quando si mischia tutto insieme è un buon odore, devo ammetterlo. Ma sa di vita.” “Quando andrò via di qui, piangerò. Sono andata già via da casa mia una volta, quindi lo so. Quando si va via da casa si piange perché non puoi portare tutto con te. La famiglia resta lì. Il tuo cuscino resta lì. Quella sedia anche. La mamma, il papà stanno lì. Voi state qui. Sarò felice, ma piangerò.”